Riflessione: Curare L'EQUITAZIONE di Giulia Gaibazzi

01.07.2016 16:16

 Essere orgogliosi di CURARE l'addestramento. Di Giulia Gaibazzi
 

Per il cavallo non è naturale essere cavalcato . La sua prima reazione al peso del cavaliere è di disagio e ciò provoca in lui una contrazione della muscolatura superiore. L'incollatura viene mantenuta più o meno rovesciata, il garrese affonda nella cassa toracica, il dorso e le reni si inarcano, le anche si orizzontalizzano.

Un cavallo generoso e sottomesso agli aiuti può essere portato in tempi relativamente brevi avanti nella progressione, a lavorare su due piste, a volte alle tre andature, trascurando la base su cui dovrebbe costituirsi l'addestramento: la tensione della schiena e la connessione muscolare dell'incollatura con il bacino . Un cavallo generoso e sottomesso, può in queste condizioni sembrare all'occhio inesperto rotondo perché mantiene la nuca sulla verticale, può anche, per opposizione di aiuti, diagonalizzare sul posto permettendo a chi lo monta di autocompiacersi credendo di averlo 'riunito'.
Cavalli montati in questo modo, a breve manifesteranno zoppie e dolori alla schiena che col tempo apparirà sempre più lunga, insellata e priva di muscolatura . Il posteriore non si rinforza ma comincia presto a dare segni di irregolarità nell'andatura.

In questo contesto, non bisogna vergognarsi di andare controcorrente, meglio andare piano, consolidare le basi e rafforzare il fisico del cavallo se non ci si vuole trovare nel bel mezzo di un teatrino in cui egli esegue tutto ma sempre più debole e infelice. 


La leggerezza degli aiuti da sola non basta a fare un addestramento corretto, serve adattarsi al livello del cavallo, alle sue condizioni e

morfologia.
Se evitiamo di condurre un lungo monologo ma impariamo ad ascoltarlo, scopriremo che è un ottimo interlocutore, tra i più auspicabili tra l'altro.

L'addestramento deve essere basato sull'empatia con l'animale, non su una progressione ideale.